Un sestese d’adozione scrive la storia della musica classica varesina. Il libro s’intitola “Achille Cattaneo e i concerti nella Varese fascista” (Zecchini Editore, 2015) ed è opera di Matteo Mainardi, musicologo originario di Somma Lombardo ma da anni cittadino sestese residente nella frazione di Lisanza. In seguito ad una operosa ricerca e ad un fortunato ritrovamento di documenti inediti, l’autore è riuscito a ricostruire la vita concertistica di Varese nel periodo fra le due guerre mondiali, durante la reggenza del podestà Domenico Castelletti, un liberale di vedute aperte che favorì una vita culturale di respiro internazionale.
I BENEFATTORI DELLA MUSICA
Accanto a questa figura, nel libro si fa cenno ad una serie d’industriali di grande spessore, fra i quali Achille Cattaneo, proprietario della Conciaria Valle Olona, mecenate che volle la sopravvivenza del Teatro Sociale, sostenne il Civico Liceo Musicale e promosse i concerti di musica da camera del Raduno delle Arti e del gruppo Amici della Musica.
I PIU’ IMPORTANTI MUSICISTI DELL’EPOCA FECERO TAPPA A VARESE
La lettura dei programmi di sala e delle recensioni apparse sulla “Cronaca Prealpina” che compaiono nel volume presentano la cronaca di undici stagioni concertistiche che videro la presenza di molti dei più importanti interpreti dell’epoca. Tra i pianisti ricordiamo: Claudio Arrau, Raoul von Koczalski, Arturo Benedetti Michelangeli, Alberto Mozzati, Nikolaj Orlov, Carlo Vidusso e Carlo Zecchi. Tra i violinisti, Pina Carmirelli, Gioconda de Vito, Arrigo Pelliccia, Váša Príhoda, Ossy Renardy e Joseph Szigeti. Fra i violoncellisti, Massimo Amfiteatrof, Arturo Bonucci, Enrico Mainardi e Pierre Fournier. E, ancora, tra i complessi da camera, i Trii Agosti-Crepax (Guido Agosti, Attilio Crepax e Gilberto Crepax), Casella-Poltronieri-Bonucci (Alfredo Casella, Alberto Poltronieri e Arturo Bonucci) e il Trio di Trieste (Dario De Rosa, Renato Zanettovich e Libero Lana), i Quartetti Busch e Kolisch; e l’Orchestra da Camera Zagabrese con Antonio Janigro al violoncello e la direzione di Rudolf Matz e il Coro Palestrina di Budapest. Nel paradiso musicale varesino furono ospitati anche musicisti ebrei in periodi in cui si iniziava a diffondere uno strisciante antisemitismo, così nel 1938 venne ospitato il sestetto vocale Comedian Harmonists, formato da alcuni musicisti ebrei tedeschi che non potevano più esibirsi in Germania: riuscirono a scampare al disastro e a trasferirsi negli Stati Uniti dove la formazione (con musicisti differenti, ovviamente) è ancora attiva anche a livello internazionale. Diversa la sorte del giovane pianista Renato Cohen, esibitosi a Varese nel 1931, che proseguì la sua carriera esibendosi presso la Società del Quartetto di Milano e tenendo concerti in Germania e Polonia: nonostante fosse figlio del podestà di Azzate, venne arrestato a Rapallo nel 1943 e da qui deportato ad Auschwitz da dove non fece più ritorno. Tutto questo è presente nel bel volume di Mainardi, che rende merito a Varese, una città che seppe distinguersi e aprirsi alla cultura nel periodo non facile intercorso fra le due guerre.