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Alessandro Contilli Olgiate

 
L’ovattata atmosfera dicembrina farà da sfondo contrastante all’arte dai forti cromatismi di Alessandro Contilli, che sarà presentata per la prima volta a Olgiate, il suo paese d’origine dove tuttora risiede la sua famiglia. L’Assessorato alla Cultura del Comune dal 7 al 14 dicembre ha scelto di dedicare uno spazio nel bel Teatrino di Villa Gonzaga per consentire agli olgiatesi di ammirare le creazioni pittoriche e di gioielli dell’ex concittadino. La mostra sarà incentrata sulle nuove opere che Alessandro ha concepito negli ultimi mesi e che si differenziano dalla sua precedente produzione per una ricerca ancora più accurata e quasi filosofica delle pietre e dei materiali che sono oggetto delle sue realizzazioni. La vena artistica di Contilli è innata: da oltre dieci anni si dedica con passione alla pittura e allo studio cromatico delle pietre semipreziose. È lui stesso a parlare di questa sua predilezione: “turchesi, ametiste, tormaline, coralli e ossidiane stimolano la mia fantasia e m’ispirano sia la creazione di gioielli d’artista sia il loro utilizzo nelle tele. I pezzi che impiego sono da me acquistati durante viaggi di ricerca in Marocco e nell’Africa settentrionale o acquistati su commissione espressamente per le mie opere”. Le tele di Alessandro, in puro lino, fatte costruire appositamente da lui per consentire la scelta delle dimensioni non standard, sono una commistione inscindibile di elementi naturali e artificiali. La sua tecnica pittorica è mista: olio su tela con aggiunta di polveri e pigmenti che conferiscono le bellissime colorazioni dell’oro, del blu di Prussia, del rosso Cipriano e dei bronzi, che si abbinano a pietre semipreziose che spesso sono poste al centro della sua opera. Contilli ha un grande rispetto per la Natura e il Creato: questo emerge nella sua arte. “Le colate che compaiono sulle mie tele e le caratterizzano” spiega “si prefiggono, oltre che di dare matericità, di congiungere la bellezza tutta naturale delle pietre alla mia opera umana”. La primordialità della materia grezza si fonde nei suoi quadri e nei suoi gioielli con l’alto simbolismo da lui ricercato ed evocato, che aspira all’Autore del Mondo e ne loda la Creazione. Non sono rari gli spunti religiosi che campeggiano nei suoi quadri: la Croce che lega il Cielo e la Terra (il fil-rouge della mostra è proprio il trittico delle tele con i Crocifissi in bosso, avorio e peltro), la varietà dei cromatismi che richiamano la divinità (non sono casuali gli ori della Gloria, il rosso della Passione, il Verde che ci parla di natura e di Speranza), l’alternanza di colori accesi e di tonalità cupe. Ma nelle opere di Alessandro la trascendenza è un modo per esaltare la vita, non per mortificarla: perché dal cuore delle sue pietre s’irradia prepotente la forza dell’uomo, il suo ingegno e la sua sete di bellezza”.
Paola Trinca Tornidor